Attacchi di panico, ansia
Negli ultimi anni gli attacchi di panico – e in generale i disturbi legati all’ansia – hanno subito un incremento esponenziale in quanto motivo di consultazione negli ambulatori ospedalieri e negli studi di psicologi e psichiatri, rientrando a tutti gli effetti nella categoria dei nuovi sintomi che caratterizzano il XXI secolo.
Questi disturbi vengono diagnosticati quando l'ansia raggiunge elevati livelli di intensità in un breve lasso di tempo, provocando una grande scarica neurovegetativa sul corpo e sulla mente: un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Le manifestazioni sintomatiche riferite dai pazienti includono: palpitazioni, sudorazione, sensazione di soffocamento, oppressione al petto, paura di morire, perdita di controllo, percezioni offuscate o distorte, depersonalizzazione, terrore al pensiero di poter vivere di nuovo queste sensazioni una volta terminato l’attacco.
Quando si legano a situazioni o oggetti specifici, questi sintomi posso portare allo sviluppo di condotte di evitamento che impediscono di svolgere alcune importanti attività della vita quotidiana come, ad esempio, guidare o frequentare luoghi affollati.
In generale, la psicoanalisi ha considerato le varie tipologie di sintomi legati all'ansia come il risultato di un disagio individuale, per la maggior parte inconscio, di fronte a conflitti intrapsichici o a situazioni traumatiche esterne.
Nella cura si tratta dunque di rivelare i significati, soprattutto inconsci, che detti conflitti o traumi hanno per il soggetto, cercando di risolverli.
Ciò che risulta fondamentale è esplorare la struttura soggettiva che soggiace agli attacchi di panico, per ricavare le risorse necessarie a trasformare una situazione problematica nell’occasione che permette l’apertura di nuove possibilità.