Lo svezzamento
Da un punto di vista psicologico, lo svezzamento è un passaggio importante perché rappresenta un cambiamento nella relazione mamma/bambino.
Il piccolo, che prima si nutriva solo attraverso la madre, volge il suo sguardo verso il mondo: lo assaggia, lo ingoia, se ne ciba.
Quello che avviene con lo svezzamento è un vero e proprio passaggio, un cambiamento non solo nell’alimento e nella consistenza, ma anche nella modalità di somministrazione e assunzione del cibo.
Se con il latte il bambino sta principalmente in braccio alla mamma o alla persona che si occupa di lui e con essa ha un forte contatto fisico e visivo - fondamentale per la relazione - con l’alimentazione complementare avviene anche un cambiamento di posizione: in genere il bambino sta seduto sul seggiolone (è di fatto questo uno dei requisiti per poter iniziare lo svezzamento), utilizza un cucchiaino - o le sue mani se si opta per l’autosvezzamento: si verifica dunque, per il piccolo, una nuova separazione, dopo quella prodotta dal parto.
Affinché tale delicato passaggio avvenga in maniera serena e armonica, è necessario che la mamma e il bambino siano disposti a rinunciare a una quota dell’altro e questo non può che avvenire in modo graduale, senza svolte brusche.
È fisiologico che possano esserci delle iniziali difficoltà. Non dimentichiamo che questo passaggio, questa separazione, questa perdita riguarda anche la madre: ci sono in gioco anche i suoi vissuti.
Per la madre, infatti, lo svezzamento costituisce un passaggio denso di mutamenti: in gioco vi sono sia la crescita e lo sviluppo sano del bambino, sia il delinearsi di un'iniziale forma di autonomia del bambino dalla mamma e viceversa.
Può accadere che l'esperienza dello svezzamento porti con sé alcune difficoltà e preoccupazioni importanti come, ad esempio, la tristezza nel privarsi della speciale intimità con il proprio piccolo – finora garantita dall’allattamento - la fatica di tollerare di provocare una frustrazione al proprio figlio o la delusione di non riuscire a svezzare come si vorrebbe.
Per vivere in maniera serena questo delicato momento, alcuni consigli pratici:
· Mai obbligare i bambini a mangiare qualcosa;
· Cercare di creare una relazione sana con il cibo: mangio per nutrirmi, non per consolarmi (per questo meglio evitare premi, punizioni, ricatti legati all’assunzione del cibo);
· Soprattutto in un primo momento, non forzarlo o rifiutargli il latte perché sennò poi non mangia la pappa;
· Interagire con il bambino che si approccia alla tavola attraverso l’uso delle domande (ti piace? sei sazio? ne vuoi ancora?) permettendo così al bambino di focalizzarsi sul proprio sentire, comprenderlo e comunicarlo in un clima di accoglienza e rispetto.