Un anno di pandemia, un anno con la pandemia.
Da un punto di vista psicologico cosa vuol dire convivere – o tentare di convivere – con questa situazione mondiale?
In questo periodo in molti hanno affrontato emozioni forti che, a volte, non hanno saputo definire e gestire. Paura, ansia, tristezza, angoscia, depressione…
Gli accessi negli studi degli psicologi sono aumenti, e quando questo non è stato possibile, le terapie online hanno preso piede, in alternativa misure drastiche come l’uso e l’abuso di psicofarmaci hanno aiutato la popolazione a cavarsela non la storia del virus.
Oggi la prolungata mancanza di socialità dà i suoi frutti, per lo più marci, all’interno delle varie fasce di popolazione: adulti, anziani, bambini, adolescenti. Ognuno, a modo suo, paga a caro prezzo la convivenza forzata col virus e l’assenza del contatto fisico con l’altro.
La paura - emozione di base che permette la sopravvivenza – lascia il posto all’angoscia.
Da un punto di vista psicoanalitico c’è una grande differenza tra le due.
Freud ha evidenziato, più di cento anni fa, la differenza tra paura e angoscia, affermando che l’angoscia è paura senza oggetto, smarrimento davanti ad un oggetto indefinibile, o davanti al ritorno del rimosso. Davanti, cioè, a ciò che in qualche modo, come meccanismo di difesa, il nostro Io ha passato ad un livello inconscio, inconsapevole.
Lacan aggiunge che l’angoscia, “quel senso di oppressione che genera ansia, agitazione, affanno […] spaventosa sofferenza psichica e morale […] stato di malessere che attanaglia quando ci si sente minacciati nell’esistenza senza riuscire a comprenderne le cause o senza essere capaci di porvi rimedio”[1] non è un’emozione, è un affetto, è quel che rimane anche se i significanti che lo ancorano sono rimossi, per questo “è il ciò che non inganna, il fuor di dubbio”,[2] la si percepisce anche se non riusciamo a dirne.
L’angoscia, a differenza della paura, non è istinto di sopravvivenza, è smarrimento. Mancanza di coordinate. Incapacità di discernere lucidamente cosa fare.
Come possiamo provare ad affrontarla senza esserne del tutto pervasi?
Quando ci sentiamo angosciati cerchiamo di reperire i nostri punti fermi nella vita.
Cerchiamo qualcosa che confermi chi siamo, nonostante il mondo intorno a noi non riesca ad offrirci certezze rispetto all’oggi e al futuro più prossimo.
Ricordiamoci chi e cosa ci fa stare bene, e armiamoci di pazienza aspettando che tutto, o in parte, torni come prima.
E se non ce la facciamo, chiediamo aiuto. Nessuno si salva da solo.
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